domenica 28 giugno 2015

Piccola storia di Renato

Renato era in piazza Santa Maria in Trastevere, quella mattina;aspettava suo figlio sorseggiando una birra che gli rinfrescava la gola in quella giornata di calda primavera inoltrata. Si era sentito di colpo meno vecchio, stanco, un po' più ottimista.
La sua non era stata una vita facile, e non lo era ancora. Percepiva una pensione minima: pochi erano stati i contributi versati, molti i soldi sperperati. Aveva cercato invano una donna che lo amasse, ma le sue relazioni e...rano fallite, causa il suo carattere che a volte peccava di ignoranza riguardo buone maniere e civile confronto. Renato era fatto così, impulsivo, ma non era cattivo. Ostentava sicurezza, sembrava baldanzoso, persino, ma dentro di sé era fragilissimo, tormentato. Mentre beveva, attraverso il vetro del bicchiere, vide passare una donna piccola di statura, mora che sorrideva con aria ancora sbarazzina, l'aria di chi, pur essendo un po' avanti negli anni, ha ancora qualcosa di giovanile dentro. Di colpo posò il boccale sul tavolino, certo di aver riconosciuto in lei una donna cui aveva voluto bene anni prima. No, non poteva essere lei, non era possibile: l' età di quella donna non corrispondeva a chi aveva incontrato tempo addietro. Piano piano ricostruì quell' incontro ormai lontano, ne ripercorse le tappe fino ad arrivare a come fosse finita. Si era messo in testa di atteggiarsi a uomo di vecchio stampo, all' epoca; di quelli che volevano il pranzo pronto, le camicie stirate alla perfezione, la tv accesa con le partite la domenica, e lei sempre disponibile in determinati momenti. Aveva sbagliato persona. Lei era una donna indipendente, amava far tutto da sola, senza interpellarlo. Non perché non lo considerasse, ma perché era abituata così, a sbrigarsela da sola fin da ragazzina. Aveva fatto della propria autonomia una bandiera, ed ormai non poteva tornare indietro: tutto ciò faceva parte del suo carattere. e mentre lui cercava di invadere il suo territorio con ingenua prepotenza, lei si sentiva assediata, stretta in una morsa rappresentata dal bene che voleva a lui e la sua indipendenza conquistata. Fece di tutto per allontanarlo, perché fosse lui ad andarsene, non avendo lei il coraggio di dargli un colpo di grazia, lasciandolo. Vi riuscì, e non si rividero più. Come imbambolato, la mano che stringeva ancora il bicchiere, ripercorse la sua storia con gli occhi semichiusi, senza essere distolto dal garrire delle rondini e dalle urla di due ubriachi che gli passavano davanti. Solo un " ciao nonno" e due manine che carezzavano la barba, lo scossero all' improvviso. Sorrise, mise da parte quel ricordo, ilvecchio palpitare del suo cuore, e prese in braccio suo nipote che si chiamava Renato, proprio come lui. Se lo mise sulle ginocchia cantando una filastrocca, e pensò: "ho aspettato tanto il calore di un sentimento, qualcuno che mi accarezzasse senza nulla chiedermi, e forse, ora, è finalmente arrivato".