martedì 30 giugno 2015

Voglia di vivere

Enrico aprì gli occhi presto, quella mattina, convinto di andare in ufficio. Invece no, all' improvviso si ricordò di essere in pensione, e tutti gli anni trascorsi dietro quella scrivania, sembravano un treno che passava velocemente nella sua testa.



Si rigirò nel letto ascoltando il respiro di sua moglie, anche lei in pensione, che gli dormiva accanto. Un moto di tristezza lo invase: chissà quando avrebbe rivisto quella sua collega che tanto lo aveva affascinato negli ultimi mesi. Enrico era facile alla noia, cercava continuamente stimoli nuovi, anche senza ben sapere cosa volesse veramente. Il suo matrimonio era come andato verso una specie di eutanasia, moriva ogni giorno di più. Non che sua moglie non fosse una brava persona, una donna attenta alle sue esigenze pratiche e personali, ma era anche lei annoiata, stanca, cercava il nuovo e quando lo raggiungeva si dimostrava comunque insoddisfatta. Enrico non faceva che pensare a quella sua collega, non riusciva a togliersela dalla testa. Aveva tentato invano di dimenticarla, addossandole anche colpe e difetti che non aveva. Bella era bella, colpiva tutti; non c'era uomo che non le cadesse ai piedi, ma lei non si concedeva a nessuno. Provava un po' gusto a stuzzicarlo, a dimostrarsi dolce ed arrendevole, disarmante, spesso. Ad Enrico questo modo di fare incantava, abituato con un genere diverso di donna: sa moglie, appunto. Tutti in ufficio se ne erano accorti, nonostante il suo carattere riservatissimo, non aveva detto nulla a nessuno, tranne ad una sua vecchia amica con cui aveva un rapporto a volte burrascoso, ma comunque fatto di affetto reciproco. Donatella aveva cercato di consigliarlo con tutta l'anima, regalandogli il meglio dei suoi pareri, ma sapeva che poi avrebbe fatto di testa sua. Ci aveva rinunciato, alla fine, Donatella,e lo prendeva come era, e nel modo in cui sono fatte le amicizie datate, quando ormai i difetti dell' altro non li vedi più o quasi. Enrico continuava a girarsi nervosamente nel letto, studiando come potesse fare a riagganciare la famosa collega. Soffriva, non voleva ammetterlo a se stesso,ma soffriva: l' idea di non rivedere, se non qualche volta, quella donna, lo faceva star male. E poi, la retorica domanda di chi si pensiona lo sconfortava ancora di più: " cosa faccio, ora?", continuava a domandarsi in maniera che sfiorava l' ossessione. Apparentemente calmo e distaccato,Enrico era in realtà un vulcano, non di quelli che eruttano, ma di quelli che covano il magma dentro di loro, come se dovessero esplodere da un momento all' altro




  • Però questo magma non esplodeva mai,anzi,lo sentiva come scendere dentro di sé senza che potesse farci nulla. Si sentiva come trascinato da una corrente non sua, che non gli apparteneva. Solo con la sua collega si sentiva a proprio agio. Starle accanto gli sembrava naturale: era come rilassarsi su una comoda poltrona dopo una giornata di lavoro. Questa sensazione da una parte gli faceva piacere, ma dall' altra lo infastidiva: si sentiva come posseduto, e non voleva


  • Si riappisolo'. Sua moglie intanto si era alzata, ed era uscita per delle commissioni. Si fece un caffè, e lo sorseggiò vicino alla finestra, con tutta la calma che poteva concedersi quel giorno. Iniziò a girare per casa, senza capire bene cosa dovesse fare. Sedette sul divano, accese prima la tv poi il suo tablet, e dopo si mise a sfogliare una rivista in modo meccanico. Il suo cuore batteva in modo sordo, e quel ritmo sembrava dirgli " chiama.. chiama... chiama...."Fece un gesto di stizza, per non dar retta a quel muscolo che aveva in petto, ma si arrese, e quasi come un martire verso un patibolo, si avviò verso il telefono; aveva deciso,:doveva vivere